30 giugno 2010
C’era il vento stanotte che entrando dalle finestre aperte sulla parete opposta faceva rumoreggiare la copertura del palazzetto, o almeno così mi è sembrato quando ho aperto gli occhi sempre verso le tre. Comunque ci siamo svegliati di buon ora, la nostra intenzione sarebbe quella di arrivare a Santiago prima di mezzogiorno per la messa del
pellegrino.
Anche oggi Ele ha un problema: dormire sul materasso per terra gli ha provocato un bel torcicollo, che unito al mal di piedi, il raffreddore e forse qualche linea di febbre renderà questa tappa piuttosto breve (sono solo sedici chilometri) un calvario. Carico qualche cosa in più nel mio zaino per alleggerire il suo, ma naturalmente non c’è verso
di caricarla su un autobus o un taxi e per un po’ di strada mi rassegno a sopportare i suoi lamenti legittimi, ma duro poco: è un suo modo di fare che conosco bene, quando ha qualcosa per sopportarlo meglio lo fa sopportare a tutti quelli che gli stanno attorno, ma oggi non sono in vena. Prendo su e parto col mio passo e cammino da solo nel silenzio dei boschi fuori Sigueiro. Dopo 50 minuti mi accorgo però che tra le varie cose mi ero attaccato allo zaino anche la sua borraccia con l’acqua allora mi fermo per aspettarla. Ne approfitto per svestirmi, sono le otto ma fa già caldo. Tre
pellegrini spagnoli con tanto di croce al seguito mi passano davanti. Poco dopo arriva la mia “croce”.
L’inizio della tappa è ancora molto bello, si cammina per una decina di chilometri nei boschi, poi ci sono anche alcuni tratti brevi a lato della strada statale, ma solo per collegare altri tratti di sentiero sopraelevato. Ho deciso di far risparmiare a Ele un paio di salite allora percorriamo un tratto sulla statale senza
seguire le frecce che ci manderebbero nuovamente sulla collina, infatti dopo mezzo chilometro incontriamo il cammino che scende e si ricongiunge alla strada che abbiamo percorso (che imbroglioni!). Poi si entra da est di Santiago attraverso la zona industriale e la periferia. Qua ci si accorge subito che qualcosa è cambiato: le persone che incontri nemmeno ti guardano e sono tutte troppo indaffarate
per rivolgerti un sorriso. Tutto normale, più la città è grande, più la gente si fa i fatti propri.
Sono da poco passate le undici quando ci avviciniamo al centro storico e si incominciano a intravedere le guglie della cattedrale. Non so perché ma questo tratto è stato molto emozionante, non l’ho fatto, ma avevo voglia di fermarmi e piangere come un bambino (di questo momento ne abbiamo parlato
successivamente e so che anche a Ele è successa la stessa cosa). Finalmente anche lei sembra aver ripreso un minimo di buon umore, forse sapendo che le sue fatiche si stavano concludendo. Prima di arrivare in praza de obradorio vengo chiamato dalle immancabili signore che vogliono offrirti un letto per la notte. La piazza è piena di pellegrini e di turisti, la cattedrale è stupenda malgrado sia costruita con
quella pietraccia grigia con cui sono costruiti tutti i palazzi del centro storico. Ci rechiamo all’ufficio del pellegrino per mettere l’ultimo sello e ricevere la compostela; sulla sinistra prima della scala dove finisce la coda di persone in attesa c’è un mucchio di legna, sono i bordoni abbandonati dai pellegrini giunti fin lì. Lanciamo i nostri nel mucchio sapendo che non ci potranno accompagnare fino a casa (non ci sta nel bagaglio a mano). Depositiamo gli zaini e andiamo in chiesa. Troviamo stravaccati sulla scalinata Alessandro, David e Costanza anche loro giunti alla meta,
probabilmente andranno a Fisterra.
Sono le dodici e trenta, la messa è iniziata da poco e non c’è un posto per sedersi. Nella folla vediamo anche la coppia di danesi che probabilmente a Sigueiro ha dormito in albergo. Ci sediamo su un gradino, vicino a una coppia madre e figlia che faticano a stare in piedi.. ..devono averne fatta di strada. Alla fine c’è anche la benedizione col rito del
botafumeiro, molto spettacolare, infatti non c'è persona che non scatti foto o faccia filmati dell’evento.
Dopo la messa ci fermiamo in un ristorantino accanto alla cattedrale per l’ultimo menù del dia, anche qui mangiamo bene senza spendere chissàche.
Nel pomeriggio fa molto caldo e la folla della mattina
è sparita dalla piazza. Rientriamo nella cattedrale per fare la visita alla cripta e il rito dell’abbraccio alla statua di san Giacomo. Prendiamo i primi souvenir e ci rechiamo all’ostello che ho prenotato prima di partire. È un po’ lontano dal centro storico per cui mi carico tutti e due gli zaini in spalla perché la voglia di camminare di Ele è pari a zero. L’ostello
Santosantiago è un posto più che decente, niente di diverso rispetto alle sistemazioni avute lungo il cammino, solo che è pieno di gente e non c’è la privacy del camino ingles. In più siamo gli ultimi arrivati e dobbiamo
accontentarci di due letti al piano “alto” di un letto a castello e questo è un po’ un problema per mia moglie e il suo torcicollo. Tra l’altro mi aspetto sempre gli ostelli come posti frequentati solo da giovani e invece ci saranno stati si e no dieci ospiti più giovani di noi. Dopo esserci sistemati e rinfrescati facciamo un giro al centro commerciale lì vicino e mangiamo qualcosa in un Mc Donald’s prima di andare a dormire. L’unico neo di questo ostello è che ci ha dato l’orario di ingresso notturno: non che volessimo fare le ore piccole, ma di certo la vita notturna di Santiago de Compostela non potrò descriverla questa volta.