ciao a tutti quelli che passeranno di qui. Se avete dubbi, domande e curiosità non esitate a chiedere, magari commentando qualche post.

lunedì 2 maggio 2011

CAMINO INGLES - Traduzione in italiano della Guida di John Walker

Posto qui per una futura consultazione la traduzione della guida del "camino Ingles" di john Walker.

La traduzione comprende il tratto di viaggio da Ferrol a Santiago de Compostela che è quello che dovrò fare anch'io quest'estate, mentre ho tralasciato la parte che inizia da A Coruna.

CAMINO INGLES - Giugno 2010 - I costi del pellegrinaggio




a fine giugno 2010 abbiamo fatto il cammino di Santiago, e più precisamente il camino ingles.
Cinque giorni di cammino per 114 km da Ferrol a Santiago de Compostela, niente di paragonabile al camino frances in quanto a fatica, tempo impiegato e varietà di paesaggio e di clima, però l'emozione appena giunti alla meta è stata davvero grande anche per noi come capita (a quanto ho appreso da altri pellegrini) un po' a tutti.

lasciando per un attimo da parte le riflessioni sulle motivazioni personali per intraprendere un viaggio di questo tipo (che è un pellegrinaggio) vorrei affrontare l'argomento costi che è una cosa che interessa a molti (tutti mi chiedono quanto abbiamo speso!).

CAMINO INGLES - Giugno 2010 - Il ritorno a casa

2 luglio 2010


Oggi piove a Santiago. Ci avviamo alla fermata verso le nove e un quarto e vediamo arrivare i tanti pellegrini dal cammino francese tutti coperti coi ponchos impermeabili. I miei abiti da pioggia invece sono rimasti sempre in fondo allo zaino. Li saluto tutti, tanto per qualche anno sentirò parlare di loro solo su facebook.
Il ritorno lo facciamo come all’andata: Santiago – Madrid e Madrid – Bergamo. A Madrid pranziamo con le “empanadas” comprate a Santiago e mentre aspettiamo qualche ora per il prossimo aereo facciamo le ultime compere al terminal. Avrei fatto volentieri anche un giro in città, ma non volendo rischiare di perdere l’aereo siamo restati lì ad annoiarci un po’.
Finalmente al ritorno riesco a stare accanto al finestrino così da aver avuto finalmente la sensazione di aver volato davvero. Quando scendiamo a Bergamo abbiamo addosso ancora il giubbino di stamattina ma qui fa un caldo umido e appiccicoso. Benvenuti in padania! 


CAMINO INGLES - Giugno 2010 - Turisti a Santiago de Compostela

1 luglio 2010




Stanotte ho dormito bene e non mi sono mai svegliato forse non c’era più l’ansia o la voglia di mettersi in cammino. Mi dicono che ho russato, ma anche l’ospite del letto di sotto mi sembrava un treno. Oggi passeremo tutto il giorno a Santiago. Dopo aver fatto colazione troviamo una farmacia e cerchiamo qualcosa per il collo di Ele: l’idea sarebbe di trovare dei cerotti tipo quelli che vendono in Italia con rilascio graduale di antidolorifico, ma troviamo solo dei cerotti che sfregati dopo l’applicazione producono calore per otto ore. Col senno di poi possiamo dire che è stata una buona scelta e comunque oggi lo zaino resta in ostello.
Oggi per me è la tappa più dura del cammino: shopping in città.. ..AIUTO!!!!
Invece avvicinandoci al centro ci imbattiamo nel famoso mercato: dentro una vecchia struttura costruita con la pietra tipica compostelliana ci sono tanti negozietti e banchi di macelleria, pescheria, fruttivendoli, venditori di
pane, di formaggi, di souvenir, mentre all’esterno ci sono le contadine che hanno portato in città i prodotti della loro terra, donne che da noi si vedono solo nei filmati in bianco e nero, spesso vestite di nero col foulard nero in testa, con la pelle bruciata dal sole e le mani più grosse delle mie. Caratteristico anche il venditore di polpi che dopo averne bollito uno lo fa assaggiare ai passanti e i curiosi come noi e con le signore di Santiago che vanno da lui con il contenitore
della tapperware per portarlo a casa già pronto.
Il resto della giornata lo passiamo alla ricerca di conchiglie, ciondoli, magliette e altri gingilli per turisti da portare a casa. Facciamo ancora qualche foto in giro e verso le due del pomeriggio ci mettiamo in un bar a mangiare patatine fritte e pimientos del padròn, ahimè buonissimi quanto indigesti che ci hanno provocato qualche dolor. Per la cena è una bella lotta tra me che vorrei andare alla “pulperia Concheiros” vicino all’ostello, uno dei locali caratteristici consigliato da guide e da alcuni ospiti del Santosantiago e Ele che invece, dimentica del fatto che domani torniamo a casa, vorrebbe andare in un ristorante italiano. Anche stavolta faccio scegliere alla signora, ma cosa è certa: nei prossimi viaggi all’estero non entreremo più in un ristorante italiano, nemmeno per pisciare!
La fermata per l’aeroporto è a circa duecento metri dall’ostello, per cui oggi dormiamo un po’ più del solito e per la prima volta coi tappi per non rischiare.










CAMINO INGLES - Giugno 2010 - Sigueiro - Santiago de Compostela




30 giugno 2010



C’era il vento stanotte che entrando dalle finestre aperte sulla parete opposta faceva rumoreggiare la copertura del palazzetto, o almeno così mi è sembrato quando ho aperto gli occhi sempre verso le tre. Comunque ci siamo svegliati di buon ora, la nostra intenzione sarebbe quella di arrivare a Santiago prima di mezzogiorno per la messa del pellegrino.
Anche oggi Ele ha un problema: dormire sul materasso per terra gli ha provocato un bel torcicollo, che unito al mal di piedi, il raffreddore e forse qualche linea di febbre renderà questa tappa piuttosto breve (sono solo sedici chilometri) un calvario. Carico qualche cosa in più nel mio zaino per alleggerire il suo, ma naturalmente non c’è verso
di caricarla su un autobus o un taxi e per un po’ di strada mi rassegno a sopportare i suoi lamenti legittimi, ma duro poco: è un suo modo di fare che conosco bene, quando ha qualcosa per sopportarlo meglio lo fa sopportare a tutti quelli che gli stanno attorno, ma oggi non sono in vena. Prendo su e parto col mio passo e cammino da solo nel silenzio dei boschi fuori Sigueiro. Dopo 50 minuti mi accorgo però che tra le varie cose mi ero attaccato allo zaino anche la sua borraccia con l’acqua allora mi fermo per aspettarla. Ne approfitto per svestirmi, sono le otto ma fa già caldo. Tre
pellegrini spagnoli con tanto di croce al seguito mi passano davanti. Poco dopo arriva la mia “croce”.
L’inizio della tappa è ancora molto bello, si cammina per una decina di chilometri nei boschi, poi ci sono anche alcuni tratti brevi a lato della strada statale, ma solo per collegare altri tratti di sentiero sopraelevato. Ho deciso di far risparmiare a Ele un paio di salite allora percorriamo un tratto sulla statale senza seguire le frecce che ci manderebbero nuovamente sulla collina, infatti dopo mezzo chilometro incontriamo il cammino che scende e si ricongiunge alla strada che abbiamo percorso (che imbroglioni!). Poi si entra da est di Santiago attraverso la zona industriale e la periferia. Qua ci si accorge subito che qualcosa è cambiato: le persone che incontri nemmeno ti guardano e sono tutte troppo indaffarate
per rivolgerti un sorriso. Tutto normale, più la città è grande, più la gente si fa i fatti propri.
Sono da poco passate le undici quando ci avviciniamo al centro storico e si incominciano a intravedere le guglie della cattedrale. Non so perché ma questo tratto è stato molto emozionante, non l’ho fatto, ma avevo voglia di fermarmi e piangere come un bambino (di questo momento ne abbiamo parlato successivamente e so che anche a Ele è successa la stessa cosa). Finalmente anche lei sembra aver ripreso un minimo di buon umore, forse sapendo che le sue fatiche si stavano concludendo. Prima di arrivare in praza de obradorio vengo chiamato dalle immancabili signore che vogliono offrirti un letto per la notte. La piazza è piena di pellegrini e di turisti, la cattedrale è stupenda malgrado sia costruita con
quella pietraccia grigia con cui sono costruiti tutti i palazzi del centro storico. Ci rechiamo all’ufficio del pellegrino per mettere l’ultimo sello e ricevere la compostela; sulla sinistra prima della scala dove finisce la coda di persone in attesa c’è un mucchio di legna, sono i bordoni abbandonati dai pellegrini giunti fin lì. Lanciamo i nostri nel mucchio sapendo che non ci potranno accompagnare fino a casa (non ci sta nel bagaglio a mano). Depositiamo gli zaini e andiamo in chiesa. Troviamo stravaccati sulla scalinata Alessandro, David e Costanza anche loro giunti alla meta,
probabilmente andranno a Fisterra.
Sono le dodici e trenta, la messa è iniziata da poco e non c’è un posto per sedersi. Nella folla vediamo anche la coppia di danesi che probabilmente a Sigueiro ha dormito in albergo. Ci sediamo su un gradino, vicino a una coppia madre e figlia che faticano a stare in piedi.. ..devono averne fatta di strada. Alla fine c’è anche la benedizione col rito del
botafumeiro, molto spettacolare, infatti non c'è persona che non scatti foto o faccia filmati dell’evento.
Dopo la messa ci fermiamo in un ristorantino accanto alla cattedrale per l’ultimo menù del dia, anche qui mangiamo bene senza spendere chissàche.
Nel pomeriggio fa molto caldo e la folla della mattina è sparita dalla piazza. Rientriamo nella cattedrale per fare la visita alla cripta e il rito dell’abbraccio alla statua di san Giacomo. Prendiamo i primi souvenir e ci rechiamo all’ostello che ho prenotato prima di partire. È un po’ lontano dal centro storico per cui mi carico tutti e due gli zaini in spalla perché la voglia di camminare di Ele è pari a zero. L’ostello Santosantiago è un posto più che decente, niente di diverso rispetto alle sistemazioni avute lungo il cammino, solo che è pieno di gente e non c’è la privacy del camino ingles. In più siamo gli ultimi arrivati e dobbiamo accontentarci di due letti al piano “alto” di un letto a castello e questo è un po’ un problema per mia moglie e il suo torcicollo. Tra l’altro mi aspetto sempre gli ostelli come posti frequentati solo da giovani e invece ci saranno stati si e no dieci ospiti più giovani di noi. Dopo esserci sistemati e rinfrescati facciamo un giro al centro commerciale lì vicino e mangiamo qualcosa in un Mc Donald’s prima di andare a dormire. L’unico neo di questo ostello è che ci ha dato l’orario di ingresso notturno: non che volessimo fare le ore piccole, ma di certo la vita notturna di Santiago de Compostela non potrò descriverla questa volta.





CAMINO INGLES - Giugno 2010 - Hospital de Bruma - Sigueiro




29 giugno 2010

E vengo svegliato alle sette, ma il mio corpo avrebbe dormito fino a mezzogiorno. La tappa di oggi non è difficile ma è un po’ lunga, meno di trenta chilometri comunque. Ele è raffreddata, ma si è svegliata con buono spirito e voglia di partire. Ieri non ho scritto nulla e dopo uno spuntino con la torta avanzata il giorno prima butto giù qualche appunto anche se credo che la tappa di ieri la ricorderemo per tutta la vita :-). Alla fine siamo gli ultimi a partire e facciamo un po’ di strada con Fiorella. Vive a Londra e dice che fa il cammino come “ringraziamento” per i cinquant’anni di matrimonio. Sul momento la cosa è passata senza che me ne accorgessi, ma sarà solo scrivendo queste poche righe a casa che mi verrà in mente quello che mi aveva detto la signora Manzoni sulle motivazioni più disparate per percorrere il cammino di Santiago e ricorderò che ci aveva parlato sicuramente di lei. (questa cosa mi spiazza un po’, non credendo al destino, alle coincidenze, alle provvidenze...). Dopo alcuni chilometri in leggera discesa arriviamo a un bar e ci separiamo da Fiorella che prenderà un autobus per A Coruña: dev’essere bello andarsene a zonzo per il mondo senza l’ossessione di un lavoro che ti aspetta a casa, ho voglia di andare in pensione!
Al bar bevo il peggior tè cha abbia mai bevuto in vita mia e mangiamo kit kat. Al secondo bar che incontriamo poco dopo prendiamo dei panini per il pranzo: oggi non guarderò la guida, che già ho seguito poco ieri, e da quello che ho capito da Beniño non dovrebbe esserci più niente da qui a Sigueiro. Ma avevo capito male dato che sul cammino troviamo ancora un paesino con un bar-ristorante dove incontriamo Alessandro e David che stanno mangiando. Prendiamo da bere e mangiamo i nostri panini. C’è poco da raccontare: si scende dalla collina attraverso i boschi e si incontra qualche casa isolata. Dopo circa venti chilometri siamo in pieno pomeriggio e il sole morde sulle nostre spalle. Ci fermiamo in una casa a chiedere acqua che non ci rifiutano. In questa tappa, a parte i bar, non abbiamo incontrato punti di ristoro come lavaderos o fuentes che si incontravano spesso fino a ieri; inoltre ci sono almeno quattro o cinque chilometri tutti diritti su una strada sterrata in mezzo ai boschi. C’è qualche saliscendi, ma il paesaggio è piuttosto noioso. Per fortuna le salite sono poche e non si fa una gran fatica.
Alessandro e David ci superano anche oggi, mentre ritroviamo accampati nel bosco il trio spagnolo che non ha mai fretta di arrivare e stanno facendo una siesta.
Infine si giunge alla periferia di Sigueiro e perdo le frecce gialle nei pressi della zona industriale. Anche prendendo la guida non riesco a ritrovare il cammino e allora entro da un meccanico e chiedo le indicazioni per arrivare al palazzetto dello sport (pavillon polideportivo) dove dormiremo questa notte: i pochi albergues per i pellegrini del camino ingles infatti finiscono a Bruma e non c’è altra sistemazione se non l’hostal Miras in paese (ma che è stato sconsigliato da un pellegrino su un forum tra i tanti che ho letto) (1).
Arrivati alla palestra c’è già Alessandro seduto fuori in compagnia di una sua amica con la quale aveva appuntamento proprio lì, mentre David e all’interno con la signora Gemma che si occupa di accogliere i pellegrini qui a Sigueiro. Anche lei ci mette una gran passione in quello che fa e ti sommerge con un fiume di parole spiegando mille volte come funziona,
come ci si deve comportare nel caso di attività in palestra, dove poter mangiare e magari guardare la partita: un monumento a questa signora!
Facciamo una doccia bollente e il bucato e dato che c’è molto posto stendiamo sul filo che ci siamo portati da casa. In questi giorni la macchina fotografica mi è caduta parecchie volte e solo ora mi accorgo che ha qualche problema al software, ma scatta ancora. È presto, le forze per uscire a fare un giro sono davvero scarse, abbiamo ancora nelle gambe la marcia del giorno prima allora ce ne stiamo un po’ sulle tribune a riposare e a scrivere qualche riga sul diario del pellegrino. Dobbiamo cenare e ci rechiamo claudicanti a “el Cortes” dove c’è un gran fermento per la partita Spagna – Portogallo, derby molto sentito qui in Galizia, e troviamo a fatica un posto per due. Mangiamo bene e spendiamo poco nel caos del tifo calcistico.
Dopo le ventidue c’è ancora il sole e ci sono i negozi aperti per cui prendiamo qualcosa per il giorno dopo. Il silenzio della strada deserta viene rotto da un urlo collettivo: la Spagna ha fatto goal, questa scena mi ricorda tanto un film di Fantozzi. Giungiamo alla palestra troppo presto e ci rassegniamo ad aspettare gli altri con le chiavi, ma fortunatamente incontriamo Gemma che abita li vicino e ci apre. Non faccio a tempo a mettermi nel sacco a pelo che sto già dormendo.





(1) nel corso dell'anno successivo al cammino  sempre su internet mi è capitato ancora di leggere commenti negativi sull'hostal miras, ma sappiate che dormire per terra su un materasso non è sempre il massimo (scopritelo leggendo l'ultima tappa)

CAMINO INGLES - Giugno 2010 - Mino - Hospital de Bruma

28 giugno 2010

Naturalmente come le ultime due notti ho spalancato gli occhi verso le tre, giusto in tempo per sentire gli ultimi suoni provenienti dal centro di Miño, musica da ballo latino americano che va tanto di moda anche dalle nostre parti.
Poi ho sonnecchiato fino alle cinque e completati i preparativi in punta di piedi siamo partiti verso le sei. È ancora buio e l’aria è fredda. Il bucato di ieri non è completamente asciutto, allora con le mollette attacchiamo qualcosa agli zaini.
A pochi metri dall’albergue c’è una palestra e

vediamo che anche lì qualcuno è già sveglio e sta preparandosi per la giornata: lì alloggia la comitiva di ragazzi che si era fermata a Neda e qualcuno degli adulti che li accompagna si sta già dando da fare attorno a qualche fornello da campo, probabilmente per preparare le colazioni.
Noi per ora la colazione la saltiamo nella speranza di trovare sul cammino qualche bar aperto.

Usciti da Miño dopo il ponte “do Porco” ci aspetta subito una salita infernale. Fino a Betanzos è un continuo saliscendi nei boschi tra piccoli borghi dove non si trova un bar aperto. Per strada però si trovano molte zone con fontane o levaderos dove ci si può riposare e rinfrescarsi. Dopo due ore di cammino ci siamo accorti che Ele ha perso i suoi pantaloni che aveva steso sullo zaino e dato che secondo lei la
colpa è mia (dovevo starle dietro invece di andare sempre forte in salita) torno indietro per un chilometro correndo libero dal peso dello zaino senza trovarli. Un peso in meno da portare. Nel frattempo però ho recuperato due bastoni nel bosco della misura giusta per lei sperando che le possano servire.
Arriviamo a Betanzos prima di nove e mezza: tanto

per capire ci abbiamo messo quasi tre ore e mezza per fare meno di nove chilometri, con il nostro solito passo calmo, ma anche per le tante salite e soste che abbiamo fatto. Abbiamo fatto un breve giro nel centro storico e poi verso il centro della città nuova camminando per un’altra salita ripidissima. La piazza principale è già piena di gente nei negozi e nei bar aperti (in periferia non apriva nessuno prima di
9:30!). Tra molti bar eleganti ci fermiamo in quello più alla mano per un caffè doppio e croissant (doppi) all’aperto. Il freddo ormai è sparito e ci aspetterà una giornata rovente.
Mentre Ele finisce di far colazione approfitto per far timbrare la credenziale all’ufficio del turismo che è proprio nella piazza e chiedo indicazioni per uscire dalla città. Poi approfittiamo dei negozietti per fare
provviste: le informazioni in mio possesso mi dicono che dopo Betanzos ci sarà un altro posto dove rifocillarsi, ma poi più nulla per chilometri: pane, chiorizo, frutta, acqua e coca cola a volontà. Uscendo dalla città, nei pressi del monumento al pellegrino (sempre in cima ad una salita, tanto per cambiare), troviamo un paio di piccoli cani aggressivi che vorrebbero impedirci il passaggio, ma si calmano subito alla vista del bastone (io l’avevo preso solo per questo).
Alle tredici, dopo un paio d’ore di boschi e sole a picco, dove tra l'altro abbiamo trovato un sacco di cartelli che pubblicizzavano un numero di telefono per chiamare il taxi, nei pressi di Limiñon o giù di lì, troviamo un piccolo cimitero con l’immancabile chiesetta al centro che facendo ombra ne fanno un

luogo perfetto per fermarsi, riposare e pranzare. Devono averla pensata come noi anche altri tre giovani pellegrini spagnoli che se ne stanno sdraiati per terra a sonnecchiare; uno di loro apre un occhio e sorridendo ci augura “buen camino”.
Ci fermiamo. Appoggiati al muro mangiamo solo un po’ di frutta e usiamo la fontanella con un secchio di pietra alla base per bagnare i piedi. È bastato
davvero poco per farci ritornare le energie. Dopo mezz’ora siamo pronti a ripartire e in quel momento arrivano anche Alessandro e David che sono partiti un’ora dopo di noi questa mattina e ci hanno già raggiunti. Per tutto il giorno sarà un continuo rincontrarci sul cammino, loro ci superano sempre, poi li raggiungiamo quando si fermano a riposare. Anche i tre spagnoli quando camminano vanno come treni, ma poi li troviamo seduti da qualche parte nei boschi, magari a cucinare qualcosa col fornellino da campeggio. In una casa (grazie anche ad Alessandro e David che ci sono arrivati prima di noi) ci offrono acqua fresca ed è un vero sollievo perché non c’è un filo di vento, il caldo non è afoso, ma si fa sentire e nei boschi gli alberi non fanno ombra abbastanza per avere un po’ di frescura. Passiamo poi per il bar Julia, avrei preso un gelato, ma non trovo nessuno al banco.
Andiamo avanti, la guida dice che c’è una fuente con acqua freschissima sulla riva di un torrente, ed è vero, ma c’è attaccato il simbolo di “non garanzia di potabilità”. Ci rinfreschiamo solamente, ma poi arriva un hombre del luogo che la beve senza problemi e ci spiega che l’acqua arriva da un lago in cima ai monti e
la giunta non avendola trattata non può garantirla. Ne bevo subito un litro e riempio le borracce. Ci riposiamo bene perché da lì ci sono ancora dieci chilometri di cui almeno tre di salita bella dura. Il primo tratto su asfalto è pendente, ma sopportabile. Ele già annaspa, ma su una seat ibiza grigia arriva Benigno, l’hospitalero di Bruma che sta facendo un giro per controllare se stanno arrivando dei pellegrini: si offre di portare all'albergue almeno gli
zaini, ma io stoicamente rifiuto, anzi spero proprio che Ele accetti un passaggio e si faccia portare, perché è proprio distrutta. Invece vuole finire la tappa, ma cede lo zaino al signore e proseguiamo. Sono le diciassette. Il señor ci dice che tra un paio d’ore saremmo arrivati andando con calma.
Ci sono quei tre chilometri davvero terribili: non ho
mai sofferto nessuna salita in questo cammino, ma questa mi ha tolto davvero il fiato. Andiamo pianissimo e ci fermiamo mille volte. Ele senza zaino sembra andare meglio, ma la pendenza stronca subito la sua voglia di camminare ritrovata, poi, poco alla volta, superiamo anche questa. Non so quanto ci abbiamo messo, di certo più di un’ora. Subito dopo ci si può dissetare e la salita si fa
talmente dolce che sembra pianura, ma mancano ancora più di sei chilometri.
Sempre con passo blando e stanco andiamo avanti mangiando allegramente pistacchi, ma
il tempo passa e l’albergue sembra non arrivare mai. Sono già parecchie ore che non guardo la guida e non so a che punto ci troviamo. Alla fine trovo l’unico bivio non segnalato e anche la guida non mi aiuta molto. Avrei dovuto trovare un ponticello su un torrente e in effetti, ascoltando bene, il rumore dell’acqua proveniva dalla mia destra e naturalmente ho preso la strada a sinistra e mi sono fatto almeno un chilometro per niente prima di arrendermi e tornare al bivio dove avevo lasciato Eleonora. Nel frattempo sono giunti i tre ragazzi spagnoli che dopo qualche indecisione vanno nella giusta direzione. Proseguiamo senza seguirli (vanno ancora forte) e alla fine arriviamo a destinazione. Il sole è ancora alto nel cielo, ma sono le venti e trenta. Più di quattordici ore di cammino.


Beniño e Carmen, gli hospitaleros di Bruma sono ormai un’istituzione del camino ingles, sia perché sono gli unici, sia per la passione con cui svolgono “questa missione”. Ad ogni pellegrino che arriva viene mostrato il rifugio, assegnato il letto, ordinato anche la cena dal albergo vicino (Meson Novo) per chi è troppo stanco per cucinare o non ha voglia di farsi altri due chilometri per raggiungere l’unico ristorante della zona. Abbiamo fatto un po’ di casino per il sello perché Ele non trovava più la carta d’identità, ma poi tranquillamente ci siamo fatti la doccia mentre aspettavamo l’ottima cena, pasta fredda per due, carne asada per Ele, merluzzo per me, e torta di Santiago; oggi ho fatto io il bucato (poca roba, come sempre) e poi due chiacchiere prima
di andare a letto distrutti. E qui apprendiamo che il tedesco e i due danesi non sono riusciti a finire la tappa e hanno approfittato del taxi per farsi venire a prendere nei boschi :-) e guardano tutti mia moglie con molto “respect” per avercela fatta. Facciamo qualche foto perché probabilmente non si fermeranno a Sigueiro, ma raggiungeranno direttamente Santiago con altri mezzi. La famiglia spagnola e la comitiva di ragazzi (che pare fossero attesi all’albergue) non sono arrivati, avranno saggiamente diviso la tappa in due parti, in compenso c’è un altro pellegrino spagnolo e Fiorella, una signora anglo italiana originaria di Bologna che fa solo qualche chilometro al giorno godendosi con tutta tranquillità le bellezze di questo cammino. La giornata termina ed è bastato avvicinarmi al letto per addormentarmi. Anche stanotte ho aperto gli occhi mentre tutti dormivano ma è stato solo un attimo, troppo stanco per pensare ad altro tiro dritto fino a quando mi sveglieranno.