ciao a tutti quelli che passeranno di qui. Se avete dubbi, domande e curiosità non esitate a chiedere, magari commentando qualche post.

lunedì 2 maggio 2011

CAMINO INGLES - Giugno 2010 - Tappa Ferrol - Neda

26 giugno 2010

Mi sveglio presto anche se stanotte ho dormito poco mentre Ele tira dritto. Infilo qualcosa nello zaino per passare un po’ il tempo ed esco a fare un giro. Sul pianerottolo, mentre aspetto l’ascensore, guardo fuori dalla finestra e sul tetto della casa adiacente c’è colui che mi ha tenuto sveglio stanotte. Il gabbiano probabilmente abita lì. Noto anche che dev’essere piovuto di prima mattina, per la strada ci sono pozzanghere e il cielo è nuvoloso. Prendo le credenziali e vado all’ufficio del turismo nel palazzo della Xunta de Galizia che dovrebbe aprire anche il sabato dalle 10 alle 12,30 in questo periodo per mettere il primo sello. All’ingresso c’è una guardia armata e il metal detector da attraversare, poi si va al primo piano dove un impiegato che parla italiano meglio di me mi da tutte le spiegazioni del caso, anche quelle che non mi servono, una guida (in italiano) e una bella mappa della città con le indicazioni per dirigersi verso Neda, e infine mette il primo timbro sulla credenziale e ....buen camino. Appena riaccendo il cellulare uscendo dal palazzo (non so per quale motivo, ma la guardia mi aveva chiesto di spegnerlo) mi arrivano i messaggi di Ele che si è fatta prendere dal panico quando non mi ha visto nella stanza J La raggiungo e ce ne andiamo, zaino in spalla pronti a partire, anzi no, pronti a far colazione. Tornando dall’ufficio ho perlustrato la zona e ho trovato un posto dove vendono un sacco di brioche. Sono già le undici e facciamo una colazione abbondante e anche qui assaggiamo una cosa nuova che si chiama “gofer” se non sbaglio che è una specie di brioche con la superficie fatta tipo alveare con quadrati/esagoni vuoti riempiti nel nostro caso con cioccolato. Purtroppo l’abbiamo trovato solo a Ferrol e resterà un dolce ricordo. Ci rechiamo anche in un supermercato per fare qualche provvista e per cercare un coltello, dato che nel bagaglio a mano era vietato portarne uno con se. Ripieghiamo su dei coltelli di plastica da pic nic e ce ne andiamo. E’ già mezzogiorno e calle Real è molto animata, gente che fa shopping, ma anche qualche comitiva di turisti.

Ci avviamo con calma verso la darsena turistica dove cominceremo davvero a camminare e incrociamo il primo pellegrino dei pochi che troveremo su questo cammino e dal passo che sta tenendo credo proprio che non lo vedremo mai più. Anche al porticciolo c’è un chiosco dell’ufficio del turismo e riesco a scambiare due parole con l’impiegata prima che chiuda per andare a pranzo. Poi attraversata la strada c’è una pietra con la targa che indica il punto di partenza dove scattiamo la foto di rito.

E via ora, con calma in un vicolo malandato dove passeggia indisturbato un gabbiano.
La tappa di oggi sarà breve e non c’è nessuna fretta. Abbiamo tempo di fare i turisti, di scattare qualche foto e guardare ancora i negozi del centro per poi avviarci verso la periferia costeggiando sempre il mare.


I primi passi in discesa e incontriamo due donne in bici che giudicano subito la nostra andatura e capiscono che oggi ci fermeremo a Neda. Una delle due ci dice che l’anno scorso hanno fatto il camino ingles in bici e senza zaino e ci consigliano di saltare Neda e andare direttamente a Pontedeume che è più bella e di visitare Cabanas e Betanzos. Mi accorgo di non aver preso il pane quando eravamo in centro allora torno indietro all’ultimo negozio di alimentari incontrato sul cammino e subito mi notano due ciclisti che con molta premura mi avvertono che sto sbagliando strada e che per Santiago si va dalla parte opposta. Sono tutti molto gentili con noi pellegrini.


Ele vorrebbe la conchiglia di Santiago da attaccare allo zaino, ma qui non ne vendono, allora approfittiamo del passaggio vicino ad una spiaggia per cercarne qualcuna. L’Atlantico ha buttato sulla riva solo i gusci di grosse vongole, ma anche conchiglie simili a quelle che stavamo cercando, solo piatte e un po’ fragili e sempre rotte. Ne teniamo qualcuna per ricordo, ma compreremo quella che cerchiamo nei negozi di souvenir nella città santa. Uscendo dalla spiaggia mi accorgo di avere della sabbia in una scarpa
che non è malconcia, ma che è comunque a fine carriera e questo non è un buon segno. Spero che resistano per i prossimi 110 km.


Giriamo attorno al fiordo passando una zona industriale e cominciando a incrociare l’Autovia dell’Atlantico, un’infrastruttura che incroceremo spesso sul nostro cammino. Incontriamo anche i primi sentieri nei boschi e le prime salitelle. Ele che in pianura, forse per eccessivo entusiasmo, mi distacca sempre comincia a faticare.

Ci vorrebbe un bastone (lei ne vorrebbe due, da trekking) e prima di arrivare a Neda seguo un sentiero in un boschetto trovo subito il bordone che fa per lei (o forse è il bastone che si è fatto trovare…. ). I questo primo tratto il camino ingles incrocia altri due cammini “locali” di cui non ricordo il nome simboleggiati da un pesce rosso e le “nostre” frecce gialle si mischiano a delle frecce bianche e rosse. Ho con me la guida di Mr. John Walker che consulto ogni tanto e mi accorgo che ci sono due punti con la pietra senza mattonella segnavia e la freccia gialla che contraddice la guida: ho seguito la guida e non mi sono perso.

Tra Xubia e Neda troviamo parecchie fontane di acqua “pubblica” con la potabilità garantita dalla Xunta de Galizia, ma consiglierei di berla solo a chi si trova al limite della disidratazione perché ha il sapore simile all’acqua della nostra piscina!

Arriviamo a Neda alle 17 ed esce anche il primo raggio di sole della giornata. C’è molta gente sulla riva del fiume, pare ci sia la prima tappa del campionato gallego di moto d’acqua, ma non passiamo inosservati. Sull’altra sponda, attraversato un bel ponte pedonale di legno c’è l’albergue del pellegrino.
La struttura è perfettamente in ordine e non è così isolata come avevo letto da qualche parte su internet.
Davanti ad esso c’è un grande spazio verde con alberi e un paio di tavoli di legno con panche e molti ragazzini che giocano. Al suo interno troviamo altri tre pellegrini, una coppia di danesi (dormono) e un tedesco, Willy, il pellegrino che avevamo incrociato questa mattina a Ferrol. L’albergue non ha hospitalero, ma è gestito dagli addetti della protezione civile che ogni tanto dopo le 16 passano da qui per vedere se è arrivato qualcuno, registrarlo, timbrare la credenziale e dare le spiegazioni del caso. Tra l’altro ci hanno consegnato le chiavi nel caso avessimo voluto uscire a fare festa (alle 23 bisogna chiudere) ma non le useremo. Inoltre accanto c’è una palestra dove alloggerà una comitiva di giovani pellegrini e l’addetto si deve occupare anche di loro. Facciamo la doccia, il primo bucato dato che per avere lo zaino il più leggero possibile abbiamo preso il minimo indispensabile e 10€ di spesa al supermercato vicino per farci da mangiare. La cucina dell’albergue è bella ma mancano molte cose, però riusciamo a cucinarci comunque un bel piattone di spaghetti e uova sode con prosciutto, quanto basta per riempirci la pancia. Arriva anche una famiglia spagnola con figli adolescenti (peccato che i nostri siano rimasti a casa), ma ci scambiamo solo qualche saluto. Alle prime luci del tramonto Ele è ancora indaffarata a sistemare il suo bastone cercando di renderlo più bello e confortevole togliendogli un po’ di corteccia, mentre io butto giù qualche riga nel tentativo di tenere un diario di questo nostro viaggio. Era molto che non scrivevo, la biro va da sola ed è anche rilassante. Internet e la tv non mi mancano oggi. Malgrado la tappa non sia stata dura andiamo a letto “stanchi”. Alle 3 del mattino mi sveglio e sento della musica, da qualche parte là fuori ci dev’essere una festa che sta per finire. Sarà un caso, ma tutte le notti fino a Santiago mi sveglierò a quest’ora.



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